"Oggi tutti scrivono bene, e ciò è detestabile"
È una celebre affermazione di Charles Baudelaire. Profetica, dicono alcuni; abusata, sostengono altri. Di certo oggi suona ancora attualissima e sottile
come molte altre frasi celebri che sfiorano il medesimo tema con tono quasi provocatorio. Quale sarebbe, d'altronde, il male dello scrivere bene?
Forse Baudelaire aborriva una qualità media e quasi standard della letteratura. E di scrittori che a quanto pare scrivono bene, sanno costruire una storia, sanno
avvincere e - nella logica di mercato - sanno vendere. Che non significa per forza vendersi, anzi, ma raggiungere magari l'interesse, il cuore e l'intelligenza del lettore. E non v'è alcun male. Perché si rende la scrittura un mestiere valido e qualche volta proficuo, come tanti sognano. Affermandola ancora come mezzo di comunicazione fra i più nobili. Spesso il bestseller è poco più che un bel momento. Anche in questo caso tuttavia un obiettivo importante è stato raggiunto: l'interesse del lettore. Come?
Potremmo discutere di tante questioni particolari, esplorando il tema: sull'andamento della narrativa odierna, italiana, sulla natura dei bestseller o sull'effettiva
qualità di autori famosi; sulla questione stessa della qualità.
Ma c'è un punto di partenza che ci interessa. Chiederci se in tanta narrativa, d'ogni sorta e gusto, manca l'eccellenza; e se di questa eccellenza ci sia bisogno. Qualcosa di unico che emerga dalle parole e renda un libro un'esperienza sempre nuova per scrittore e lettore, un vero incontro: la genialità? una forma perfetta? la provocazione o un'avventura che sembrava inenarrabile? Forse un po' questo e quello. Ma quello che si sente mancare spesso è la diversità. E la diversità parte sempre da noi.
come molte altre frasi celebri che sfiorano il medesimo tema con tono quasi provocatorio. Quale sarebbe, d'altronde, il male dello scrivere bene?
Forse Baudelaire aborriva una qualità media e quasi standard della letteratura. E di scrittori che a quanto pare scrivono bene, sanno costruire una storia, sanno
avvincere e - nella logica di mercato - sanno vendere. Che non significa per forza vendersi, anzi, ma raggiungere magari l'interesse, il cuore e l'intelligenza del lettore. E non v'è alcun male. Perché si rende la scrittura un mestiere valido e qualche volta proficuo, come tanti sognano. Affermandola ancora come mezzo di comunicazione fra i più nobili. Spesso il bestseller è poco più che un bel momento. Anche in questo caso tuttavia un obiettivo importante è stato raggiunto: l'interesse del lettore. Come?
Potremmo discutere di tante questioni particolari, esplorando il tema: sull'andamento della narrativa odierna, italiana, sulla natura dei bestseller o sull'effettiva
qualità di autori famosi; sulla questione stessa della qualità.
Ma c'è un punto di partenza che ci interessa. Chiederci se in tanta narrativa, d'ogni sorta e gusto, manca l'eccellenza; e se di questa eccellenza ci sia bisogno. Qualcosa di unico che emerga dalle parole e renda un libro un'esperienza sempre nuova per scrittore e lettore, un vero incontro: la genialità? una forma perfetta? la provocazione o un'avventura che sembrava inenarrabile? Forse un po' questo e quello. Ma quello che si sente mancare spesso è la diversità. E la diversità parte sempre da noi.